La Nostra Missione: coltivare comunità sostenibili e relazioni autentiche attraverso l'accorciamento della filiera
“Accorciare la filiera non significa soltanto avvicinare i principali soggetti che il cibo coinvolge: significa costruire economie locali più prospere, significa rispettare di più l’ambiente, significa fare cultura nel rispetto delle diverse identità. La rete di Terra Madre deve avere tra i suoi obiettivi principali proprio questo: restituire la dimensione umana al cibo, perché possa diventare, o tornare a essere, strumento ecologico e di piacere, di riscatto sociale ed economico. Accorciare la filiera non significa schierarsi tout-court contro la grande distribuzione; significa costruire un’alternativa reale al sistema globale del cibo che ha perso prima di tutto la sua dimensione umana. Non significa fare la guerra a qualcosa o qualcuno, ma costruire la pace, perché il cibo è la diplomazia della pace. E salvarlo, preservarlo nelle sue dimensioni culturali, sociali ed ecologiche, significa lavorare per qualcosa che va realmente nella direzione di un mondo più felice”.
Carlo Petrini - fondatore dell'associazione Slow Food
Filiera Corta
Oggi, un numero crescente di consumatori sta maturando la consapevolezza che nel momento in cui sceglie il proprio cibo entra in un complesso di relazioni più ampio, che spesso inizia in una realtà molto distante dal luogo di consumo. Negli ultimi anni, data la tendenza a rilocalizzare la catena alimentare, queste relazioni hanno provocato notevoli impatti sulla loro salute, sull’ambiente, sull’economia e sulle società locali. Determinati aspetti, implicano una maggiore ricerca d’informazioni sulle performance in seno all’organizzazione della cosiddetta “filiera corta”.
Lo sviluppo della filiera corta, in un’ottica più estesa, ha generato un sistema orientato a una dialettica differente nel rapporto tra produttori e consumatori, e ha determinato la creazione di un modello organizzativo che accorcia le distanze fisiche, sociali, culturali ed economiche tra il mondo della produzione e quello del consumo. Il cibo locale, infatti, può essere considerato come la ragione delle interazioni tra gli attori e i simboli coinvolti nelle fasi dell’intera filiera, dalla produzione, alla distribuzione, al consumo, che devono essere considerate come dei processi interconnessi e simultanei, il cui risultato ultimo è la creazione di un network. Affinché questo risultato sia possibile, esso deve realizzarsi in un ambiente che consenta la condivisione di significati, di valori e di obiettivi tra tutti gli stakeholders appartenenti alla rete. Il Progetto CSV vuole affrontare il tema della filiera corta in chiave innovativa che prevede la possibilità che le persone possano acquistare il cibo direttamente dai piccoli produttori controllandone le dinamiche produttive e, addirittura, programmando la produzione in funzione delle proprie specifiche necessità.
Adottare tecniche di agricoltura a minor impatto ambientale sembra il modo più opportuno per garantire caratteristiche di qualità e sicurezza alimentare, richieste in misura crescente dai produttori. I costi ambientali della filiera corta, poi, in termini di emissioni di anidride carbonica, inquinamento atmosferico e acustico, produzione e smaltimento di packaging, rischio d’incidenti, sono inferiori rispetto a quelli associati alle catene agroalimentari globali. Social innovation significa adottare nuove tecnologie e modelli di business, in cui l’organizzazione emerge “dal basso” e deve saper convivere con una socialità in rete, dove le relazioni sociali rappresentano degli strumenti da mobilizzare nell’attività imprenditoriale. I processi di social innovation cercano di risolvere problematiche sociali non assorbibili dalla collettività e non risolvibili attraverso i prodotti e i servizi offerti dai mercati tradizionali. La sfida proposta dall’innovazione sociale, quindi, consiste nel riprendersi gli spazi e attribuire loro nuovi segmenti di esistenza, rielaborando i “modelli vecchi”, facendo perno su criteri d’integrazione e collaborazione nell’ecosistema aziendale
Local food
Il termine Local food precisa una dimensione della qualità e circoscrive la regione geografica di produzione, ma ciò non implica che il cibo debba essere consumato in quella stessa zona. Una scuola di pensiero riconosce l’appellativo “local” in quegli alimenti prodotti, trasformati, venduti e consumati all’interno di un’area geografica circoscritta, mentre una seconda scuola considera “il locale” come valore aggiunto per un mercato più vasto. L’attributo “local food” può essere esteso dal lato di colui che produce il cibo: la personalità e l’etica del coltivatore, l’attrattività della sua azienda e del paesaggio circostante, e tutti gli altri fattori che costruiscono una “story behind the food”.